“Rondolòst.

Rondolòst

Il nome “RONDOLÓST” nasce da un’antica novella tramandata da in generazione in generazione attraverso secoli di storia (e leggenda) popolare. Le nostre nonne raccontavano la novella di “RONDOLÓST” quando dovevano addormentare i nipotini ma, all’interno di questa fiaba, possiamo riconoscere elementi reali che trovano riscontro anche nella vita quotidiana della popolazione del villaggio di Cencenighe.

La saga di di “RONDOLÓST” imprime le proprie radici nel gergale sassone/ladino di uso comune secoli or sono e significa “VIAGGIO PERDUTO”. La fiaba delle nostre nonne narra di alcuni avventurieri che, volendosi addentrare nel bosco di RONDOLÓST, posto a nord del villaggio di Cencenighe, sotto dei picchi di roccia detti: Campanil delle Moneghe, (campanili delle monache) tra i “Nervoi, Fontanelle e Martinazze”, non fecero mai ritorno alle proprie dimore, lasciando per sempre i propri beni e i propri affetti.

La realtà ci dice che, nei secoli a seguire, la comunità del paese di Cencenighe, costruì una cappella (Atriòl de la Cros) proprio all’inizio del sentiero che conduce all’interno del bosco di “RONDOLÓST”. Si narra che all’interno di RONDOLÓST trovassero dimora numerose specie animali quali il cervo albino, la martora delle nevi e l’ermellino. La presenza più leggendaria, tuttavia, certificata anche da taluni avvistamenti, fu il cosiddetto “COMPARETOL ROSSO”, diabolica figura umana semi leggendaria che appariva sporadicamente nei racconti delle sere d’inverno.

Come si può evincere da queste brevi e superficiali note, il mondo del “RONDOLÓST” è, e sarà sempre il mondo fatato appartenuto ai piccolo dei nostri villaggi. I temerari che avessero voluto affrontare il “RONDOLÓST” sarebbero andati a confermare tutto quello che le nonne di Cencenighe raccontavano ai loro pargoli.

Nessuno sa se quello che avete letto rappresenta fedelmente la realtà, ma sappiamo con certezza che “RONDOLÓST” ha fatto addormentare tanti e tanti piccoli bambini.